La riforma del fisco, uno degli obiettivi primari del governo Draghi, continua il suo percorso verso la definizione che avverrà nella seconda metà dell’anno. Pochi giorni fa è stata resa nota la bozza del DEF firmata dal ministro Franco. Fra i vari argomenti si trovano l’obiettivo redistributivo della riforma fiscale, incentivi per la crescita, offerta di lavoro e produzione di reddito. Il tutto nell’ottica di perseguire la lotta all’evasione fiscale, che in Italia vale più di 100 miliardi di euro.
Su quali punti si attuerà la riforma?
I due cardini principali della riforma, a quanto pare, saranno le riforme dell’IRPEF e della flat tax per le Partite Iva, che consentirebbero al Mef di recuperare 7 miliardi di euro di entrate ma che hanno trovato forte opposizione, in particolare l’intervento sul regime forfettario.
Regime forfettario, previsto incremento aliquota
Per quanto riguarda la flat tax delle partite Iva l’intento è quello di aumentare dal 15% (dopo i primi 5 anni di attività, che sono tassati al 5%) al 23% l’aliquota per i ricavi inferiori a 65.000 euro, intervento che sarebbe molto penalizzante per migliaia di titolari di partite Iva a regime forfettario, in particolare i giovani professionisti e i piccoli imprenditori. È anche possibile che si applichi una revisione dei coefficienti di redditività, per il calcolo dell’imponibile degli autonomi.
Irpef sulla linea della Danimarca
Per quanto riguarda l’Irpef, il premier Draghi ha annunciato di voler seguire l’esempio del modello danese, la dual income taxation, che permetterà un alleggerimento delle tasse per il ceto medio basandosi su un sistema basato sulla progressività applicato ai redditi da lavoro, mentre verrà applicata un’aliquota proporzionale pari a quella del primo scaglione dell’imposta sul reddito per i redditi di impresa.
Fonti: Theitaliantimes, Fiscomania, Il Sole 24 Ore
