RIFORMA FISCALE, LE ULTIME NOVITÀ DAI PARTITI E LA FLAT TAX INCREMENTALE

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Come anticipato da tempo, il governo Draghi si prepara a far partire il progetto di riforma fiscale, con un focus importante sul tema della riforma dell’IRPEF, che dovrebbe entrare in vigore dal 2022. La Commissione Bicamerale, infatti, ha quasi terminato il proprio lavoro ed il responso si attende per fine giugno, dopo 61 audizioni e quattro mesi di lavoro.

Le richieste dei partiti

Le ipotesi più estreme avanzate finora, che prendevano a modello i sistemi fiscali dei paesi nordici, sembrano defilarsi. Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega puntano su una flat tax incrementale, applicabile solo sui redditi aggiuntivi, mentre Pd e M5S insistono su una riduzione sostanziale del numero di aliquote e soprattutto sulla necessità di intervenire sul secondo e terzo scaglione, dove le aliquote marginali penalizzano i lavoratori del ceto medio-basso. L’obiettivo comune che rimane è quello della semplificazione, puntando sull’assegno unico. Italia Viva prosegue con la sua proposta che riguarda le tre aliquote da fissare in base alle risorse che saranno disponibili, mentre per Fratelli d’Italia al primo posto c’è la flat tax incrementale al 15% rispetto a quanto guadagnato nell’anno precedente, misura che ormai unisce i tre partiti del centrodestra.

Cosa chiede la Lega

Nel documento che la Lega sta per depositare in Commissione in versione definitiva, si parla di “ampliare la mini flat tax”, ovvero il meccanismo introdotto dal governo gialloverde che prevede una tassazione forfettaria al 15% per le piccole partite IVA. Riguardo alla “flat tax incrementale”, prevedono l’introduzione di una aliquota piatta solo oltre una certa soglia di progressività. Il documento vuole portare a “sfoltire la selva di adempimenti fiscali e tributari e ridurre le oltre 800 leggi che si sovrappongono complicando la vita ai contribuenti”. Si prosegue con un secco “no” all’aumento dell’Iva, alla tassazione sulla prima casa e alla patrimoniale, e si propone una “no tax area-opzionale” per i redditi più bassi. Inoltre, si chiede di abolire microtasse, Irap e Imu sui fabbricati occupati o inagibili.

Fratelli d’Italia: flat tax al 15%

Gli intenti del partito di Giorgia Meloni in materia fiscale sono chiari: al primo posto, anche per loro, c’è la flat tax incrementale al 15% rispetto a quanto guadagnato nell’anno precedente – misura che chiaramente unisce i tre partiti del centrodestra. Si avanza anche la richiesta di abolizione degli studi di settore e dello splitting payment per i soggetti Iva; inoltre, è proposto un concordato generalizzato e un preavviso di due anni prima dell’introduzione di una nuova tassa.

Revisione degli scaglioni per Forza Italia

Forza Italia nel suo documento parla di “rimodulazione degli scaglioni con una riduzione delle aliquote” e il concetto di flat tax, seppure mitigato, non viene affatto abbandonato: “lo scaglione centrale deve modularsi come una flat tax del ceto medio”. Chiede inoltre la riduzione delle aliquote Iva a due, la semplificazione delle norme e la pace fiscale per “sanare i debiti pregressi”.

Pd e pentastellati, nuove aliquote e calo dell’Iva

“C’è chi paga troppo e chi paga troppo poco, il fisco deve avere una natura redistributiva”, dice il deputato Pd Gian Mario Fragomeli a Repubblica, in quanto punto di riferimento del partito nella Commissione bicamerale per la riforma fiscale. Il Pd chiede il salto dell’aliquota, o delle aliquote marginali effettive, che nel secondo e terzo scaglione schizzano verso l’alto penalizzando straordinari e perfino i rinnovi contrattuali. Non propenso verso la mini flat tax, sarebbe disposto invece a ragionare sui sistemi sostitutivi dell’Irpef, ma imponendo nella parte non progressiva degli elementi di equità come sulle rendite finanziarie.

Infine, nella riforma Irpef presentata dai 5 Stelle gli scaglioni previsti sono tre, più una “no tax area” che sale fino a 10 mila euro (oggi è 8 mila). L’aliquota più alta scende da 43 a 42%, quella al 41 arriva al 37% e quelle fino al 27 vengono riunite tutte al 23% per un costo calcolato di 3,5 miliardi. Secondo Leonardo Donno, deputato grillino della Commissione Bilancio, abbassare l’Iva può rappresentare una spinta positiva sui consumi in una fase in cui è necessario rivitalizzare la domanda: “Esistono varie modalità di abbassamento dell’Iva, che può essere generalizzata, selettiva, o inserita in un’operazione legata al cashless”.

Riforma IRPEF, da cinque a tre aliquote

Gli obiettivi prefissati da una riforma fiscale dell’IRPEF di questo tipo sono essenzialmente tre:

  • Semplificare l’intera struttura fiscale;
  • Riduzione della pressione fiscale;
  • Miglioramento complessivo dell’economia.

L’introduzione di una riforma IRPEF a tre aliquote livellerebbe alcune differenze sugli scaglioni di tassazione presenti fino ad oggi, avvantaggiando alcune fasce piuttosto che altre. Moltissimi si vedrebbero abbassare le tasse, misura che potrebbe essere ben accolta soprattutto dalle piccole imprese italiane, che subirebbero una minore pressione fiscale. Un cambiamento di questo tipo potrebbe portare ad un ricalcolo dell’intero sistema economico, in quanto favorisce, secondo le intenzioni del governo, un aumento conseguente del pil italiano, trattandosi di fatto di un intervento che alleggerisce la riforma fiscale mettendo le aziende nella condizione di ricavare un risparmio utile alla ripresa.

Fonte: Il Giornale, Fiscomania, Informazione Fiscale

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Salvatore e Carlo Iadevaia

Dottori Commercialisti e Revisori dei Conti
Fondatori dello Studio Iadevaia

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